Con il secondo boom di anime in Italia negli anni novanta, segnato dall’arrivo di Sailor Moon e Dragon Ball, spuntano in ogni parte del nostro paese, fumetterie e negozi specializzati in importazione di prodotti per nerd dal Giappone e fra questi oggetti ci sono anche i compact disc con le colonne sonore di anime, sia vecchi che nuovi. Un sogno che diventa realtà per molti ex bambini degli anni settanta e ottanta che oltre alle sigle Italiane dei loro cartoni animati preferiti dell’epoca, avrebbero voluto avere anche i dischi con le meravigliose musiche, spesso sinfoniche, che accompagnavano battaglie spaziali o drammi di orfanelle.

Si poteva quindi mettere le mani, sborsando cifre non proprio basse tra le cinquanta e le novanta mila lire, su questi preziosi supporti che erano la chiave che riapriva ricordi d’infanzia mai del tutto sopiti, come ad esempio il tema suonato con l’ocarina della piccola Mayu di Capitan Harlock, il tetro sottofondo musicale delle viscere della terra in cui si muovono la Regina Himika e i suoi tre ministri, la versione strumentale ed energizzante del tema originale di Grendizer che accompagna Actarus nella sua corsetta verso la botola per accedere al suo robot o la struggente versione di “Le Rose Appassiscono In Bellezza” che accompagnano il dolore di Oscar dopo la morte di Andrè. La musica, come il gusto del cibo è capace di portarci indietro di anni in un secondo. I cd acquistati a quell’epoca rimangono dei veri tesori e come tali venivano e vengono tutt’oggi custoditi con cura nelle mie librerie.

Arriva la passione per Sailor Moon e comincio a collezionare anche le dozzine di compact disc con background music o canzoni dei personaggi, che la casa discografica giapponese Columbia pubblicava a raffica in quegli anni. Si spendeva circa settanta mila lire per quei dischi, (sui 35 euro di oggi) ma la sensazione per un otaku in erba di tenere in mano una “reliquia” di un paese lontano era impagabile.

Ma un giorno qualcosa ha cominciato a non quadrare più, la qualità di stampa delle copertine sembrava improvvisamente calata, i loghi erano strani e sopratutto tutti i cd sembravano aver cambiato casa discografica. Al posto dei loghi della Columbia appare la scritta SM Music!

Di tutti i bootleg di cd giapponesi prodotti a Taiwan, dove fino alla metà degli anni 2000 non c’erano leggi severe contro chi non rispettava il copyright, i piů conosciuti sono quelli della Son May Records LTD, detta appunto SM Records, che ha cominciato a piratare fin dagli anni ottanta, quando mise sul mercato Taiwanese, senza licenza, molte colonne sonore di film di Miyazaki. Essenzialmente compravano un cd Giapponese, estraevano l’audio e mettevano in produzione un cd clone identico. Del booklet interno, che conteneva testi e note, riproducevano solo la prima e l’ultima pagina come semplice inserto/copertina.

Qualcuno ha anche ipotizzato che in effetti la Son May pagasse la licenza per ristampare le colonne sonore solo per il mercato di Taiwan, ma questo è altamente improbabile visto che ripubblicavano in tempi record qualsiasi disco legato agli anime, di qualsiasi casa discografica Giapponese, e che veniva rimosso ogni riferimento alle label nipponiche originarie, cosa che quando si stampa in licenza certamente non si fa. Inoltre venivano create anche compilation con canzoni di serie varie i cui diritti appartenevano a case differenti, molto improbabile quindi che fossero “ufficiali”.

Produrre queste copie costava pochi dollari, ma al loro primo arrivo come prodotti import in Italia, quando non era chiarissimo che non fossero i veri supporti Giapponesi nonostante alcune scritte sospette in caratteri cinesi, c’erano venditori che continuavano a fare i prezzi degli originali. Poi quando il consumatore ha mangiato la foglia, il costo si è stabilizzato sulle 25 mila lire pero poi divenire 15 euro dal 2000, con l’entrata in vigore della moneta unica europea.

Diciamo anche che “a modo loro questi dischi erano “legali” nel nostro paese, poiché tutti provvisti per legge del famoso bollino SIAE. L’importatore Italiano dichiarava semplicemente che stava introducendo in Italia un cd autorizzato e richiedeva a SIAE il bollino da applicare che veniva concesso senza particolari problemi. 

La brutta sorpresa per me avvenne proprio mentre ero alle prese col collezionare i cd delle colonne sonore di Sailor Moon a metà degli anni novanta. Dopo i primi acquisti dei cd targati Columbia delle BGM della prima e seconda serie, i nuovi arrivi audio presso la grande e famosa fumetteria Romana che allora frequentavo, arrivano questi cd molto più economici e con i colori un po’ sbiaditi. Prendo due “nuove uscite” e solo a casa mi rendo conto che c’è scritto SM Records da per tutto!

Con il tempo sono riuscito a recuperare anche le versioni vere di questi dischi e vi posso mostrare una comparazione fra prodotto originale e quello bootleg, cominciando proprio da quei primi due acquisti “incauti” fra i quali c’era Sailor Moon R Symponic Poem.

Stessa storia per il CD Sailor Moon SupeS The Movie, originariamente distributo in giappone dalla Forte Music Entertainment, anche questo marchiato Son May.

Per quanto riguarda la serie anime che personalmente ho più amato negli anni 2000, Inuyasha, tratta dal manga di Rumiko Takahashi, ho invece optato per l’acquisto dell’intera discografia in versione Taiwanese visto il prezzo ormai bassissimo di 10 euro presso le fiere specializzate. In questo caso il “falsificatote” non era Son May ma la ALION International Records.

In gergo si dice “rubare a casa dei ladri”, ed un altro dei personaggi più riprodotti da questi sedicenti discografici di Taiwan è stato Lupin III. Vi mostro qui la versione vera e quella bootleg delle musiche di sottofondo tratte dalla meravigliosa prima serie anni settanta dell’antieroe creato da Monkey Punch.

Nemmeno i robottoni di Go Nagai e le creature di Leiji Matsumoto sono stati risparmiati da questa pirateria, ma diciamo che il fatto che i costosi e limitati box set Eternal Edition di capolavori come Goldrake, Mazinga Z, Il Grande Mazinga, Capitan Harlock e Galaxy Express 999 fossero disponibili a cifre davvero irrisorie per noi fan non é stato un male.

Spero abbiate gradito questo salto nel passato a quei tempi vintage quando la musica si ascoltava su quei dischetti che si chiamano cd. Alla prossima!